martedì 28 febbraio 2012

I Filosofi - parte 2 - ERACLITO. Con Anna ripercorriamo un po' la storia che accomuna scienza e filosofia...

Qual è la relazione tra le scienze e la filosofia?
Come è nato e si è poi evoluto il pensiero scientifico? Chi sono i personaggi che hanno avuto una parte da protagonista in queste vicende?
Anna Bosc ha studiato l'argomento ed ha preparato per il blog una serie di scritti che ci consentiranno di ripercorrere le diverse tappe che hanno portato al moderno pensiero. In questa seconda puntata (qui trovate la prima) si parlerà di Eraclito; confesso di aver letto con attenzione il post e vi esorto a fare altrettanto...

di Anna Bosc


L'arte di scrivere biografie dei personaggi illustri non era stata ancora scoperta nel VI sec a.C. Ecco perchè sia di Talete, Anassimandro, Anassimene sia di Eraclito e di alcuni suoi successori non possiamo ricostruire la vita né, purtroppo, il pensiero originario.

Eraclito nacque nella metà del VI sec a.C. a Efeso (colonia greca dell'Asia minore) ed era convinto che la gran parte degli uomini non sapesse... usare l'intelletto che possedeva, qualificandoli con la parola "dormienti" perché non si preoccupavano di studiare e capire la natura ma lasciavano a vegetare la loro intelligenza.

La filosofia di Eraclito, probabilmente, sosteneva che l'intelletto fosse una qualità comune a tutti gli uomini e forniva la possibilità di capire e di conoscere le caratteristiche universali della realtà, ma nel contempo condannava la grande maggioranza della gente perché o si trattava di persone che decidevano di fare affidamento solo sulla propria saggezza privata (quindi negando la vera conoscenza) oppure, ancor peggio, si trattava di persone sapienti (come Omero, Esiodo o Pitagora) ai quali Eraclito stesso ricordava che "conoscere molte cose non significa avere intelletto".

Eraclito fu il primo filosofo ad introdurre il concetto di nous e logos e mi preme sottolineare che distinse la conoscenza "sensibile" da quella "intellettuale".

Nous è proprio l'intelletto del quale parlavo prima.


La conoscenza sensibile si acquisiva attraverso l'utilizzo dei sensi, ma la realtà così percepita risultava mutevole e parziale; questa conoscenza era in grado di raccogliere informazioni dall'ambiente circostante, ma non era in grado di elaborarle correttamente.


Questo compito spettava invece all'intelletto che aveva la capacità di individuare le leggi ed i principi generali.


Logos significa "parola", o meglio, "discorso".
Se è compito dell'intelletto ricercare la verità delle cose, il logos rappresenta il loro manifestarsi "Il logos è ciò che gli uomini mostrano di non intendere".

Eraclito sostiene che gli uomini (o probabilmente lui stesso) sono portavoce delle verità, che tuttavia non deducono dalle proprie riflessioni personali, ma sono contenute in un discorso razionale oggettivo; "se gli uomini che mi ascoltano usassero l'intelletto anziché dormire, dovrebbero rendersi conto della verità".

Essi non si rendono conto di averlo udito né tanto meno sono in grado di arrivarci da soli, appunto perché non può derivare da un ragionamento soggettivo; in questo modo il logòs diventa l'unico mezzo che l'intelletto può utilizzare per raggiungere la verità.


Ma che cosa dice allora il logòs?

Che cos'è che gli uomini non riescono a capire?


"Tutto è uno."


Questa frase racchiude il nocciolo della filosofia di Eraclito, che tuttavia bisogna sviluppare ancora un po'.


La scorsa volta abbiamo parlato di Anassimandro che, oltre ad introdurre il concetto di àperion, aveva anche mostrato come la natura fosse costituita dall'alternarsi di elementi opposti (giorno e notte, le stagioni...).


Eraclito vuole sottolineare come questi fenomeni siano solo un'apparente differenza e che in realtà nascondono una profonda unità.

Ecco cosa significa che "tutto è uno".


Prendiamo ad esempio la luce e il buio; in un primo momento potremmo definire che una è complementare all'altro e che differiscono in tutto.


Ma il concetto di buio non potrebbe esistere senza quello di luce e viceversa; se il buio è la completa assenza di luce, nel caso in cui questa non esista non avrebbe senso parlare di buio.

Quando Anassimandro sosteneva che gli opposti si " facevano giustizia" nell'àperion intendeva dire che erano in conflitto, ma non che uno dei due dovesse prevalere sull'altro; questo è vero anche per Eraclito che sostiene che la loro lotta non aveva come fine la distruzione, perché l'eliminazione di uno porterebbe come conseguenza anche quella dell'altro.

Se il giorno riuscisse a vincere sulla notte non potremmo dire che da adesso in poi ci sarebbe solo giorno perché non è vero, ci sarebbe qualcosa che non è né giorno né notte.

Ecco quindi che per la prima volta viene enunciato il principio secondo cui "ogni determinazione è una negazione".


Eraclito cerca di esporre il suo pensiero utilizzando una metafora; ci chiede di pensare ad un arco, la cui funzione è quella di scagliare le frecce.
Esso è composto da un ricurvo bastone di legno ed una corda; fintanto che tra le due parti rimane una determinata tensione, questo riesce a scagliare le frecce.
Ma se la tensione cambia perché il bastone o la corda si allentano o si rompono, questa funzione viene meno e quindi non ha più senso parlare di arco.

Questa "tensione" è più propriamente detta pòlemos, ovvero conflitto tra gli opposti.


Eraclito sostiene che questa legge è valida in tutte gli ambiti, sia che questi siano astratti sia che siano concreti, quindi, in sintesi: la determinazione sulla base dell'opposizione è una legge universalmente valida.


Questa situazione è chiamata "armonia invisibile" ed è l'unità in questione.

Una volta capito questo, il filosofo fa un passetto oltre...


Suddivide le coppie di opposti in due categorie: gli elementi che si oppongono in contemporanea e quelli che lo fanno in successione.

Il primo indica per esempio i numeri pari e quelli dispari, perché essi sono uno l'opposto dell'altro contemporaneamente.



Il secondo invece no, si riferisce ad esempio, al giovane e al vecchio.
Essi non sono opposti adesso, ma il giovane si trasformerà nel suo opposto crescendo.


Però è da sottolineare che, nonostante siano opposti, questi sono la stessa persona, concetto che non si può applicare ai pari e ai dispari.


"La stessa cosa è il vivente e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio, perché queste mutandosi sono quelle e quelle a loro volta mutandosi, queste."


Ecco perché, accanto al "tutto è uno", Eraclito sostiene anche il principio che in natura "tutto scorre", o muta (Panta rhei os potamòs - in greco πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός - tradotto in "Tutto scorre come un fiume").


I numeri pari e dispari sono concetti astratti, la natura invece è concreta.

Anche in questo caso ci viene fornito un esempio dal filosofo: il fuoco.
La combustione ci dimostra come in effetti la natura ha la capacità di mutare.
Il fuoco
diventa il luogo dove gli opposti si uniscono e si separano, quindi dove si riesce a stabilire un equilibrio; per questo motivo il filosofo finirà per paragonarlo alla giustizia fino, probabilmente, ad identificarlo nello stesso logos...


Vorrei sottolineare un ultimo concetto importante: della vita di Eraclito si sa pochissimo.

Quel poco che si sa è stato dedotto da frammenti e anche del pensiero non abbiamo una testimonianza diretta...


Ciò che sappiamo con certezza è che fu autore di un libro, sulla natura, che scrisse in prosa e sembra che ne fu così fiero da depositarne una copia nel tempio di Artemide.
Dallo scritto sappiamo una caratteristica importante: Eraclito scriveva per aforismi, ovvero brevi sentenze ad effetto ma che spesso hanno una difficile o ambigua interpretazione, per questo gli fu appioppato il soprannome "l'oscuro".


Capite quindi che nel corso della storia il suo pensiero può avere subito mutazioni ad opera dei vari personaggi che si sono prestati ad interpretare fatti ed azioni delle persone che stiamo discutendo.


"...Immortali mortali, mortali immortali, vivendo la morte di questi, morendo la vita di quelli..."


A voi libera interpretazione...


Anna Bosc



Oggi posso dire di avere imparato molto di un argomento che conoscevo pochissimo, grazie al lavoro di Anna.
In attesa della prossima puntata, auguro a tutti buono studio.
GAGiuliani


FONTI
_____________________
http://it.wikipedia.org/wiki/Panta_rei
Filosofia e cultura: L'Antichità e il Medioevo - Antonello La Vergata, Franco Trabattoni - La Nuova Italia, 2007
http://it.wikipedia.org/wiki/Eraclito
http://www.parodos.it/filosofia_greca8.htm

http://www.scultura.org/Members/stefania_palumbo/equilibrio-tra-gli-opposti/images%7Cimages:000_mini
http://artyzm.com/obrazy/courbet_juliette.jpg
http://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Artemide
Jostein Gaarder - Il mondo di Sofia - Longanesi & C, 1994



3 commenti:

Alessandro Giani ha detto...

Sarò sintetico: opto per la polemica. "E' dal grande contrasto di idee che nasce l'illuminazione"

Anonimo ha detto...

nonostante tutte le queste teorie e studi, resto sempre dell'idea che l'unico filosofo che possa colpire nell'animo sia Platone... dai cazzo!

GianAchille Giuliani ha detto...

Carissimo anonimo,
prendo atto della tua strenua e colorita difesa di Platone.
Ti chiederei, per dare maggior contributo alla discussione, di argomentare meglio la tua tesi e dare anche ad altri ulteriori strumenti di riflessione e crescita culturale.
Sarebbe oltremodo indicato, inoltre, l'utilizzo di un linguaggio meno esplicito.
Essendo tu un seguace di Platone, mi aspetto una sana e costruttiva dialettica... che induca in tutti noi un sano e costruttivo dibattito.
Se poi arrivassi anche a firmarti, sarebbe ancora meglio.
GAGiuliani

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